Il futuro dei videogiochi: l'odore della pioggia | Gaming, Gamification, Metaverso

REDAZIONE FUTURI PROBABILI

3/4/24

ProgettI
2030-2040 Futuri Probabili
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L'essere umano è e (per ora) resta un ente fisico. Ogni interazione con il digitale e l'immateriale deve per forza passare attraverso la corporeità. Negli ultimi cinquant'anni, l'interattività del Gaming ha fatto passi da gigante, soprattutto in termini di qualità grafica. Ma oltre all'occhio, e all'orecchio, anche la mano vuole la sua parte. La digitalizzazione di sensi finora trascurati, tatto e olfatto, è la nuova frontiera dell'interfaccia uomo-macchina. Abbiamo raccolto esperienze e speranze da ragazze e ragazzi di diverse età, per poi porre le loro domande al Prof. Salvatore M. Aglioti. Camilla di Anguillara Sabazia, 10 anni, è convinta che l'odore della pioggia non possa essere digitalizzato. Aglioti risponde: in realtà siamo molto vicini. Basta inviare al cervello un piccolo impulso olfattivo, perchè la stessa percezione è anche e soprattutto un atto creativo. Il cervello adora essere illuso e si accontenta di pochi stimoli, a partire dai quali elabora la complessità. Di fatto, non avremmo la capacità computazionale e neuronale per percepire la realtà nei suoi dettagli. La possibilità, un tempo soltanto fantascientifica, dell'interfaccia neurale, diviene sempre più concreta.

Con Marco Vigelini (CEO & Founder Maker Camp srls – Founder Lega Scolastica Esports), Salvatore M. Aglioti (Istituto Italiano di Tecnologia e Sapienza Università di Roma), e ragazze e ragazzi del 205° Circolo Didattico (Anguillara Sabazia), dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, dell’Istituto Statale Istruzione Superiore G. Luzzato o di Portogruaro (Venezia) e del Liceo Digitale G. Matteucci di Roma.